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Un nuovo capitolo, una piccola grande rivoluzione. Il mondo della moda sta per abbracciare una trasformazione epocale con l’introduzione, da parte dell’Europa, del Digital Product Passport. Il DPP non solo si propone di migliorare la tracciabilità e la trasparenza lungo tutta la supply chain, ma stabilirà anche nuovi standard per la sostenibilità e la responsabilità sociale. In che modo? Ogni capo d’abbigliamento avrà una storia documentata e verificabile, che potrà essere tracciata dai consumatori, dai rivenditori e dai regolatori. L’obiettivo ultimo è quello di garantire che i prodotti siano autentici, sicuri e rispettosi dell’ambiente. Scopriamo di più.
Digital Product Passport e Identità Digitale di Prodotto
Il tema del Digital Product Passport ci interessa molto e ci riguarda da vicino. Di fatto, è una parte fondamentale di quello che dal 2015 definiamo Identità Digitale di Prodotto (IDP).
Se, infatti, per IDP intendiamo la migliore e più completa rappresentazione digitale del prodotto fisico, che comprende quindi tutte le informazioni e gli asset generati lungo il ciclo di vita del prodotto fisico, risulta evidente quanto anche tutte le informazioni e gli asset richiesti dal DPP siano di fatto parte integrante del più ampio concetto di IDP. In questo senso, il DPP conferma la validità di un approccio sistemico alla gestione dei contenuti, quello legato all’IDP, che sicuramente rende più agevole e veloce l’adesione al nuovo standard europeo.
L’adozione di un sistema centralizzato come Chalco BrandLife per la gestione dell’IDP, permette da un lato una più veloce ed efficiente classificazione delle informazioni necessarie, dall’altro, grazie al ricco sistema di API fornite nativamente dal sistema, il reperimento e la distribuzione immediata e differenziabile dei contenuti e quindi del DPP verso i diversi canali di verifica e fruizione dello stesso.
Il quadro normativo europeo
In un mondo sempre più digitalizzato, il Digital Product Passport rappresenta una risposta concreta alle sfide della modernità. Proprio con questo nuovo documento, l’Unione europea sta cercando di adottare misure decisive per promuovere la sostenibilità e la trasparenza nel settore della moda. Il tutto con l’obiettivo di trovare un equilibrio tra circolarità e digitalizzazione.
L’implementazione del DPP rientra nella Sustainable Product Initiative, adottata dal Parlamento europeo nel 2022, volta a ridurre l’impatto ambientale dei prodotti e a incentivare pratiche di consumo responsabile. Tale strategia mira a garantire che, entro il 2030, tutti i prodotti tessili venduti nell’Unione siano sostenibili, durevoli e facili da riciclare.
La piena attuazione della normativa, con l’adozione del DPP a livello europeo, non è prevista prima del 2025, ma è più probabile che sia completa entro il 2026.
Cos’è il Digital Product Passport
Ma cos’è il Digital Product Passport? In parole semplici, il DPP è un codice identificativo univoco, come un codice a barre o un QR code, applicato fisicamente sul prodotto, sul suo imballaggio o sulla documentazione associata.
Una volta scansionato, questo codice dà accesso a una vasta gamma di informazioni dettagliate e verificabili attraverso la tecnologia blockchain. Questi dati includono la durata e la riparabilità del prodotto, il contenuto riciclato, la disponibilità di pezzi di ricambio, nonché i dati relativi alla sostenibilità e alla trasparenza del ciclo di vita del prodotto. Si tratta, dunque, di un documento digitale completo che accompagna il prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita.
Quali dati sono contenuti nel DPP
L’Unione europea sta ancora definendo i requisiti specifici, compresa la standardizzazione delle definizioni e delle pratiche di raccolta dei dati. Tuttavia, possiamo già individuare alcuni esempi di informazioni che saranno verosimilmente incluse nel Digital Product Passport. Nello specifico:
- informazioni di base sul prodotto (nome, marca, modello, numero di lotto, data di fabbricazione e dettagli sulla garanzia).
- Dati sui materiali: provenienza delle materie prime e dei componenti, insieme dei fornitori coinvolti nella loro fornitura.
- Dati di proprietà: informazioni sui proprietari attuali e precedenti (particolarmente rilevante per prodotti di lunga durata che possono essere comprati e venduti più volte).
- Dati sulle riparazioni: dettagli sulla riparabilità del prodotto, inclusi gli interventi effettuati e le relative cause.
- Dati sulla sostenibilità: impronta di carbonio dei processi di produzione e di distribuzione, nonché della fase di utilizzo del prodotto.
Le aziende che intendono immettere prodotti sul mercato dell’UE devono garantire che i passaporti digitali dei loro prodotti soddisfino tali requisiti di dati e di conformità previsti dalla legislazione.
Come funziona il Digital Product Passport
Ora conosciamo meglio il Digital Product Passport e quali dati contiene. Ma come funziona esattamente il Digital Product Passport?
Immaginiamolo come un tag scansionabile (ad esempio un codice QR o un chip RFID). Collega il prodotto fisico alla sua versione digitale, consentendo un trasferimento completo e continuo dei dati verificati del prodotto durante tutto il suo ciclo di vita. Attraverso la scansione di questo codice, sarà possibile accedere a una vasta gamma di informazioni dettagliate sul prodotto in questione.
Sfide per i brand e nodi da sciogliere
Accanto ai chiari benefici, l’avvento del Digital Product Passport presenta diverse sfide per le aziende. Un esempio è il controllo capillare della supply chain. Monitorare l’intera catena di fornitura è attività complessa: implica avere una visione completa di ogni fase del ciclo di vita del prodotto, dai materiali grezzi ai processi di produzione, fino alla distribuzione e al riciclo. Ciò richiede l’adozione di sistemi di tracciabilità avanzati e audit periodici per verificare la conformità dei fornitori agli standard richiesti. La trasparenza è essenziale, ma ottenere informazioni precise può essere difficile a causa della complessità delle filiere globali e della resistenza dei fornitori a condividere dati sensibili.
Uno dei principali nodi da sciogliere riguarda la privacy dei dati. La quantità di informazioni raccolte attraverso il DPP solleva preoccupazioni sulla protezione e l’uso etico dei dati. In questo senso, le aziende devono garantire che i dati siano raccolti, gestiti e condivisi in conformità con le normative sulla privacy dovendo, così, implementare misure di sicurezza per prevenire abusi e violazioni. In questo contesto, la sfida è trovare un equilibrio tra la trasparenza richiesta dal DPP e la protezione della privacy dei soggetti coinvolti.
Prepararsi al futuro
Prepararsi (sin da ora) all’implementazione del DPP e più in generale a una gestione centralizzata dell’Identità Digitale di Prodotto, significa non solo adottare un sistema avanzato di tracciabilità e gestione dei dati, ma anche mettere l’organizzazione nelle condizioni di gestire con tempestività le future esigenze del mercato e le normative in materia di sostenibilità in continua evoluzione e in ultima analisi garantire la competitività dell’organizzazione stessa.
La soluzione non risiede mai solo nello strumento adottato ma, specialmente in un contesto normativo e di mercato in continua evoluzione come quello attuale, nell’adozione di un modello evolutivo sistemico in grado di garantire la resilienza e l’adattabilità dell’organizzazione.